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Tipi di Business Tipi di Business
Si definisce “business” quel processo che a partire da un insieme organizzato di risorse e di input, trasforma le stesse in beni e servizi a disposizione della collettività dietro un compenso monetario. Le organizzazioni possono essere di molteplice natura, una prima tassonomia molto semplice individua tre macro-categorie fondamentali di business: SERVIZI – l’industria dei servizi fornisce al pubblico un prodotto intangibile (provo di consistenza fisica), parlando a tal proposito di servizio e non di “bene”. MERCHANDISING – l’imprenditore acquista grandi quantità di prodotto direttamente dal mercato di approvvigionamento/fornitori per rivenderlo sul mercato di sbocco/consumatore finale a prezzo maggiorato. Il suo profitto è nella differenza positiva tra costo sostenuto e ricavo conseguito. MANIFATTURIERO – attraverso forza lavoro e l’impiego di capitali (finanziari e non), all’acquisto delle materie prime segue la loro lavorazione così da potervi estrapolare il prodotto finale da rivendere poi al mercato dei consumatori. INDUSTRIE IBRIDE – non è raro che un’attività d’impresa sia inquadrabile sotto più di una (o più) categorie industriali. In tal caso, a prevalere è il tipo di attività dominante per quella specifica professione/organizzazione.
Forma giuridica Forma giuridica
1. Ditta individuale – è un’impresa di proprietà di una sola persona. Relativamente facile da stabilire e più “economica” di altre forme. Il proprietario e pianamente responsabile dell’organizzazione; ciò vuol dire che, in caso di debiti insoluti, il creditore commerciale può rifarsi anche sul patrimonio personale dell’imprenditore-debitore. È la forma tipica delle microimprese a conduzione familiare. 2. Partnership – un partenariato è un business di proprietà di due o più persone che mettono in comune le loro risorse per il raggiungimento di uno scopo condiviso. Esistono sia soluzioni a responsabilità limitata che non, anche se la prima è quella meno comune. 3. Corporation – la persona giuridica del titolare dell’impresa è separata da quella dell’impresa stessa, ciò vuol dire che ciascun titolare (proprietario di una certa quota di capitale) è responsabile personalmente solo per la parte di società effettivamente detenuta. Gli azionisti, in genere, pur essendo gli effettivi proprietari della società, sono lontani dal processo decisionale sull’operatività e la gestione della stessa, rimandata invece al corpo dei dirigenti. 4. Società a responsabilità limitata – per aspetti simile sia al partenariato che alla corporation, nella SRL ciascun titolare è responsabile della società nei limiti della parte in cui ciò gli compete. A seconda di alcuni aspetti, una SRL può esser trattata fiscalmente al pari di una ditta individuale, una corporation o un partenariato. 5. Cooperative – le cooperative operano nell’interesse mutualistico dei loro soci (membri). Esempi tipici sono le cooperative del credito e dell’intermediazione finanziaria, delle utenze energetiche, etc.
Vantaggi e Svantaggi Vantaggi e Svantaggi
Tra i VANTAGGI: Tra gli SVANTAGGI: Volendo provare a fare lo stesso discorso rispetto le forme giuridiche possibili: Libero Professionista: Responsabilità Limitata: Cooperative:
Adempimenti amministrativi Adempimenti amministrativi
Dare il via alla tua attività è certamente qualcosa di molto stimolante. Dopo aver dato maggiore struttura e concretezza al tuo business plan e alla fase più creativa di pianificazione, è opportuno iniziare a considerare seriamente tutti gli adempimenti amministrativi necessari per concludere la costituzione dell’impresa vera e propria. I primi due step sono essenzialmente: 1. La registrazione della ragione sociali 2. Permessi, licenze, brevetti, etc. Il seguente link riporta ad una piccola finestra sugli sportelli unici europei, portali di informazione consultabili liberamente da aspiranti imprenditori e non: https://ec.europa.eu/growth/single-market/services/services-directive/in-practice/contact_it Il lavoro autonomo in Europa Il lavoro autonomo in Europa
Seppur non è facile tracciare delle similitudini tra un mercato e l’altro, abbiamo comunque cercato di tracciare un quadro molto generale del lavoro autonomo in Europa per le seguenti nazioni: Spagna: la commissione media per un freelancer nel 2019 è stata di € 283,3/mese a copertura di eventuali impossibilità alla professione, malattia, incidenti, cessazione di attività e periodo di formazione. La copertura delle contingenze ha cessato di essere volontaria nel 2019 ed è rientrata nel versamento autonomo di autoimpiego nella soglia del 0,7% di un 30% totale imponibile. Queste contingenze sono state aggiunte a quelle normalmente obbligatorie per l’autoimpiego ora fissate al 28,30%. Nel 2019, al primo di Gennaio, il fee per I lavoratori autonomi che soddisfavano i requisiti per il tasso fisso (una piccola percentuale della popolazione totale) andava dai 50 ai 60€ per la registrazione come lavoratore autonomo. Il contributo minimo per l’impiego autonomo corporate ha registrato un aumento sostanziale di €364,22/mese. UK: La soglia minima negli UK è di €14/mese se il salario mensile non supera approssimativamente i €600, considerando che il sistema tributario britannico ha stabilito un costo proporzionato alle entrate. Tuttavia, questa informazione è da contestualizzare tenuto conto che l’imposta britannica è su base progressiva. Se il lavoratore stesso prevede che la sua entrata sarà superiore ai €6000/anno, il fee totale non supera i €58/mese. Olanda: Il fee annuo è di una quota quasi completamente irrisoria, solo €50. Tale somma tuttavia, non include alcun tipo di copertura sociale – ciascun lavoratore quindi ha a suo carico l’assicurazione medica (approssimativamente €100/mese) più, eventualmente, tributi previdenziali e assicurazione contro infortuni. Irlanda: Non c’è alcun vero e proprio fee annuale/mensile. L’ammontare è calcolato sul 4% imponibile ed è a copertura di assicurazione sanitaria, contributi previdenziali, maternità, etc. Germania: al superare di un’entrata mensile di €1700, la quota si attesta sulla cifra di €140. Paesi Bassi: il lavoratore autonomo vede a suo carico l’assicurazione sanitaria, coperta da una cifra che si aggira tra i 150 e i €250/mese – assicurazioni e altri fondi di garanzia sono lo stesso a loro carico. Portogallo: il Portogallo applica un principio proporzionale, il 24,5% del totale dichiarato (32% per casi più specifici). Danimarca: tra i più cari d’Europa, dal 25 fino anche al 50% dell’imponibile, il sistema tributario danese è anche uno dei più efficienti e redistributivi – coprendo infortuni, malattie, maternità e disoccupazione. Italia: similmente al Portogallo, anche in Italia esiste un principio proporzionale basato però sul profitto e non sul reddito (20-30%) – i contributi versati sono a copertura del paino pensionistico, malattia, infortunio e disabilità, disoccupazione, assicurazione sanitaria. Francia: per il lavoratore autonomo residente fiscalmente in Francia, sul primo anno di attività non grava alcun contributo. Dal secondo in poi, il tasso di aliquota varia da reddito e professione e può fluttuare tra il 12 e il 21,3%. La quota accantonata è a copertura di piano pensionistico, assicurazione sanitaria, disoccupazione e disabilità. Per questioni concernenti solo la salute, il lavoratore autonomo – dopo aver anticipato tutte le spese – riceve un rimborso direttamente dalla cassa statale che può andare dal 65% dell’esborso sostenuto fino anche al 100%.
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SOCIETÁ, BUSINESS, ADEMPIMENTI AMMINISTRATIVI
Obiettivi/traguardiSi intende portare il lettore a conoscenza dei vari aspetti legali collegati all’avvio di un’attività imprenditoriale in tutte le loro sfaccettature così da massimizzare le probabilità di successo.
L’attività imprenditoriale non è solo motore di ricchezza economica ma costituisce anche un importante tassello del valore di una comunità e del suo benessere sociale.
<p><br /> Si è proceduto all’elenco delle dinamiche che portano al lancio di una piccola attività in proprio e di quelle che ne sono gli effetti – da quelli più vantaggiosi fino ai meno piacevoli.</p>